DONNA: UN DESTINO TRAMUTATO IN SORTE

Anche se pur vero e nessuno può metterlo in dubbio che sin dall’inizio della vita umana la donna è stata sempre vista come essere inferiore all’uomo, è altrettanto veritiero che come stato se fatto, molto ancora da raggiungere e non solo sotto l’aspetto paritario con l’uomo, bensì in quello esistenziale. A tal riguardo, non è sufficiente che si prenda coscienza della differenziazione tra Essere e non essere, il Donare e il Pretendere, l’Amore e il Bene, bensì in quella che esiste tra Destino e Sorte, poiché se nell’apparenza lessicale, il primo è considerato si¬nonimo dell’altra, nella realtà e principalmente in quella dell'uman vivere, se uno s’insegue, l’altra la si dona. Detto così sembra e appare un discorso superficiale, senza senso e ne logica, ma nella realtà dei rapporti interpersonali tra uomo donna, non solo nell’ambito dell’amicizia ma, principalmente in quello dell’amore vicendevole, anche perché se nel primo ci vuole rispetto, il secondo, oltre a necessitare di considerazione, disponibilità d’animo, verso l'accettazione dei sentimenti e ripensamenti altrui, ha bisogno di fiducia reciproca. Teniamo sempre presente che anche un minimo atto di gelosia, può mettere in seria difficoltà l'onesta e dignità dell’altra/o, tramutando tutto quello che può essere sostegno, forza, solidarietà, consolazione e appoggio reciproco, in soprusi e privazioni che automaticamente si tramutano in sottomissioni, vigilanze, pedinamenti, fin ad arrivare alla segregazione in casa. Quando si arriva alla segregazione casale, nulla è sicuro, tranne che la violenza verbale, si tramuti in fisica. Quando la violenza passa da uno stato verbale al fisico, il Donnicidio è già nella mente di chi, invece d'amare, pretende d’essere amato. Si ammazzano donne, non femmine. Il femminismo non ha nulla in comune con l’essere donna, dato che, sotto l'aspetto ontologico del termine o dello logicale, si può definire 'Femmina', una persona appena nata o di tenera età, no una colei che attraverso il proprio avanzamento degli anni, lo studio, l'eman¬ci¬pazione e soprattutto l'esperienza, si è formata e concretizzata nel e tramite il suo sensitivo. Questo vuol dire che se l'essere femmina, o maschio, significa, appartenere a una tipologia di sesso o genere, donna, equivale a Soggetto pensante, Madre, Amore, Accuratezza, Dolcezza, Custodia, Speranza che messi nell'as¬sieme, porta come risultato di 'Persona' con diritti e doveri. Vi può sembrare strano sentirlo da me che sono stato sempre un sostenitore del vivere, ma credo che anche l’aborto sia un diritto di scelta della donna, se è fatto coscienziosamente e consapevolezza nei confronti di se stessa e del suo contegno civile e respon¬sabile, oltre che emotivo. Provo solo disaggio di fronte a certe sue manifestazioni pubbliche, riguardanti alla propria natura sessuale e non perché ho remore verso l’omosessualità. Anzi... Come credo e sono profondamente convinto che essa è un’identità o status d’essere identico all'eterosessualità no capisco per quale motivo si debba manifestare in piazza con degradanti scene di quasi nudismo e indecorose nei confronti e riguardi di se stesse. Quello o questo modo d'agire, non è affatto consolo per la difesa dei propri o diritti delle donne, ma semplicemente in un degradante e pe¬noso femminismo che oltre a danneggiare l’identità del proprio essere persona, rende invano tutti i risultati e le mete raggiunte dopo, no anni ma secoli di lotte e conquiste. Ecco il vero perché, oggi più del passato, esiste un'abissale diversità tra l’essere donna o femmina. La donna è alla continua ricerca di una sua personale identità del mondo, la femmina, invece, oltre a essere disposta a tutto per raggiungere ciò che vuole e più le fa comodo, come può tramutarsi nell'unica nemica di se stessa, danneggia e deforma l'immagine o decoro delle sue simile. Ho voluto specificare questo, perché credo che sia di fondamentale importanza che la donna si riprenda la sua vera identità, non come casa e chiesa, come lo è stato sin alla metà degli anni settanta del secolo scorso, bensì come profondità sensoriale, intellettiva e consapevolezza del proprio sé che può avvenire, esclusivamente, attraverso un proprio ribellarsi a questo umiliante decoro d'immagine che come la conduce a identificarla semplicemente femmina, la degrada sotto l’aspetto dignitoso e meritevole, verso se stessa e le sue conquiste. Fatta questa breve riflessione sul mio personale pensiero o concetto sulla differenza tra l’essere femmina o donna, credo che sia sotto gli occhi di tutti cosa possa succedere con la pretesa di volere essere amati che nasce nel preciso momento in cui, il nostro Io, distaccandosi da proprio sé, ci rende schiavi dell’avere e del possedere, oltre a farci inciampare in quella degradante illusione e aberrante convinzione che come se tutto ci è dovuto, nulla si ha in debito. Questo vale, sia per l’uomo e sia per la donna o se vogliamo essere più precisi, maschio o femmi¬na, giacché, come i primi due sono alla ricerca di un proprio sé, i secondi, alla difesa arrogante e penosa di un io, troppo abbandonato al suo egocentrismo. Una delle prove più concrete per verificare ciò che abbiamo appena detto, sta nel fatto che pur sapendo che solo l’amore ci completa, rendendoci unici e insostituibili agli occhi degli altri, come sia possibile non domandarci che senso ha o serenità potremmo raggiungere nel stare con una persona che, nei nostri confronti, non prova gli stessi sentimenti del lontano o vicino passato? Che senso ha voler essere amati se l’amore che noi cerchiamo, non è libero, gioioso, armonioso, spensierato, ma puramente una condanna, verso colei che pre-ten¬diamo che stia con noi, come se fosse un ben servito al nostro egoismo e incuria al malessere altrui? Ci siamo mai chiesti che tipo di serenità potrebbe nascere in noi, sapendo che la persona che abbiamo accanto, lo è solo perché soggiogata nella sua emotività o sensibilità e non per libera scelta e con ciò, completamento del proprio sé? Come per chi pretende di essere amato, queste domande non se li pone, è ugualmente anormale, identificare o chiamare, questo tipo di comportamento ‘Amore malato’, anche perché, come amore non è, la malattia sta o meglio, sorge e si aggrava, attraverso l’egocentrismo che nasce nel credere che tutto ci è dovuto. Questo, non bisogno d’amore ma pretesa dell’essere amati, è uno degli esempi più concreti, come il semplice fatto di possedere un credo diverso dal nostro, una piccola deformazione fisica o appartenere a un’etnia diversa alla nostra, insieme a tanti altri, che può aiutarci a capire in modo chiaro e preciso, cosa significhi ‘Destino’ o definirsi ‘Sorte’, anche perché, se in apparenza e sotto forma della retorica, vengono considerati sinonimi, nella concretezza reale, soprattutto in quel-la umana, come il primo s’insegue, la seconda si dona. La prova della reale difformità dei due termini, sta nel fatto che come ognuno di noi esiste nel mondo, non per propria volontà, bensì perché desiderato e questo vale sia per la donna che per l’uomo, come semina, coltiva, cura e custodisce i propri desideri, interessi, passioni per raggiungere una effettiva realizzazione di un proprio Io, sia lavorativo che attraverso la creazione di una propria famiglia, porta con sé anche una forza emotiva che oltre ad aiutarlo a non perdere la fiducia in se stesso, dovrebbe soprattutto non tramutarsi in cattiva consigliera, sia a suo discapito e sia per coloro che lo circondano e credono nella sua buona fede. Ma andiamo per gradi, cercando di non far confusione con la terminologia lessicale dei due termini. Il destino che ognuno di noi ha o possiede, non è semplicemente quello di studiare, imparare un lavoro e via riscorrendo come si suol dire, anche perché, ognuno di questi traguardi si raggiunge attraverso idee chiare, rinunce e sacrifici di ogni genere e principalmente tramite la capacità o forza d'animo di non arrendersi dinnanzi agli ostacoli o fallimenti che potrebbero ostacolare la serenità o tranquillità del raggiungimento dei propri obiettivi. Nessuno nasce senza destino e la prova di questo, sta che sin da piccoli desideriamo fare un qualcosa che ci completi e realizzi, sia come persona e soprattutto come membro di una comunità a noi circostante. Essere destino, significa semplicemente, seguire e portare a complimento ogni nostro desiderio che ci possa completare e identificare come persona, rendendoci utili e orgogliosi, non agli occhi della comunità a noi circondante, ma dentro di noi. Detto così, sembra proprio che tra uomo e donna non vi sia alcuna differenza, quando invece, essa esiste, anche perché se pur vero che per una qualsiasi persona, al di là delle limitazioni che essa può possedere, sia di primaria importanza saper decidere cosa si vuole della propria esistenza che significa ‘Aver le idee chiare’ e tener duro per la realizzazione dell'io, sta nel fatto che, in quella maschile si concretizza attraverso il raggiungimento dei propri obiettivi, in quella femminile, oltre a essere identico sotto il profilo sensoriale, pratico e spirituale, è principalmente Vitale, cioè, 'Creazione e fonte di Vita'. O meglio: è proprio colei che fu sempre stata vista e giudicata ‘Sesso debole’ e con ciò, inferiore all’uomo che oltre a generarci e tenerci per ben nove mesi nel suo grembo, non solo ci dona la vita, ma nutrice, cura e tutela dai pericoli, trasformandosi lei stessa in progetto concreto d’amore, sia nel bene e sia nel male. Sì, certo. Ci vuole il seme dell’uomo, affinché la donna possa concretizzare, non uno, ma il più grande dei suoi destini, ma se anche il miglior contadino conoscesse e piantasse i semi migliori e la sua terra non sarebbe buona e fertile, nulla nascerebbe e germoglierebbe, soprattutto se è investita da cattive cure e maltrattamenti. Come la terra non ha colpe per le probabili condizioni in cui potrebbe trovarsi, il seme non può dare alcuna garanzia o certezza del suo risultato, se prima non è il contadino a curarla e tutelarla, affinché essa resti fertile e innocua alla salute e benessere della persona. Non è un caso che ho voluto congiungermi alla terra e paragonare la donna a essa, anche perché come i due termini sono femminili, entrambi generano la vita; la donna l’umana e la terra, tutto ciò che può servire alla nostra sopravvivenza, sia nel senso nutrizionale che in quello spirituale e sensoriale, giacché, ogni cosa che essa possiede o fa nascere, fiorire o sviluppare attraverso i vari stadi climatici, contribuiscono al nostro benessere. È proprio per questo loro generare per una e alimentarci la vita per l’altra che, sia la donna che la terra, necessitano, non certamente di frivolo rispetto circostanziale, bensì di considerazione e attenzioni continue, non solo per ciò che possiamo ottenere dalla seconda, ma principalmente creare con la prima dato che com’è stata creata per accoppiarsi con l’uomo, in egual misura e a maggior ragione, egli non può divenire suo padrone fin a punto tale da tramutare il suo destino in crudele sorte. Cose o realtà queste che possono realizzarsi, non attraverso il grado di cultura che si possiede, come si suol dire, ma esclusivamente tramite l’acquisizione di proprio senso civico, anche perché se la prima si acquisisce tramite lo studio, l’approfondimento di un determinato argomento a noi proficuo per raggiungere d’un obiettivo professionale o semplicemente, sotto forma di conoscenza personale, la civiltà, nasce e si consolida, non solo col rispetto che ognuno di noi ha verso se stesso e prova nei confronti degli altri, bensì acquisendo e sviluppando in modo responsabile, una propria e responsabile consapevolezza civica dinanzi al benessere sensoriale, spirituale, nonché emotivo del suo prossimo. Riguardo a quest'ultimo punto, ricordiamoci che il primo prossimo da rispettare, siamo proprio noi stessi, se vogliamo che il nostro Io, distaccandosi dal suo Sé, non diventi schiavo del nostro volere e servitore del personale piacere. Come bisogna aver cura per la terra, occorre nutrire attenzione per la donna o propria amata, che non sta nel provar rispetto di lei, bensì nel prendere effettiva coscienza dei suoi desideri, bisogni ed emozioni, anche perché come per dare buoni frutti, la terra ha bisogno di un buon contadino, la donna per essere semplicemente persona e soprattutto, protagonista del suo vivere, di tutto necessità, tranne di guide e soggiogamenti maschilistici. È proprio in quel momento in cui si pensa, crede o ancor peggio, si pretende di essere amati che ci trasformiamo in Sorte di colei che di tutto avrebbe bisogno, tranne di negare se stessa e i suoi sentimenti a favore di un egocentrismo malato emotivamente e contorto nel suo desiderare e creare. Il ciò, ci porta all’amara conclusione che non è per niente vero che la donna sia il sesso debole. Anzi, credo che lo sia l’uomo, e non perché la donna sia più intelligente o matura di lui, ma grazie al suo essere portatrice, creatrice e soprattutto, protettrice di vita, come nel suo DNA, sta il donarsi, fidarsi e proteggere chi ama, oltre a essere in grado d'affrontare gli ostacoli con il giusto vigore d'animo e le sofferenze con più serenità, sa anche sopportare i dolori e propri malessere nei momenti in cui, tutto appare senza speranza e nulla di buono si prospetta per o nel suo domani. Peccato però che come lei sa tutelare chi ama, oltre che crescere e prendersi cura dei suoi figli, l’uomo non sia in grado neanche a considerarla persona, giacché, è più facile farle credere d’amarla, piuttosto che lasciarla libera d’amare e riappropriarsi di se stessa. Il vero amore rende liberi. Liberi come può essere libera l’aria che noi respiriamo o il volo di una rondine che al primo freddo, svolazzando tra terra e cielo, è alla ricerca di un posto sicuro dove poter riscaldarsi e tutelarsi dalle tempeste atmosferiche e, oltre ad assistere in modo amoroso e armonioso i suoi piccoli, gli possa garantire un futuro sicuro e ricco di serenità Come dove non c’è rispetto, non può esserci libertà, dove non vi è considerazione non può esistere amore.